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Santi del 21 Agosto

Il mio Santo > I Santi di Agosto

*Santi Agatonico, Zotico e Compagni - Martiri (21 Agosto)

Martirologio Romano: In Tracia, nell’odierna Turchia, Santi Agatoníco, Zótico e altri, martiri, che si tramanda abbiano subito il martirio a Silivri e in altri luoghi.  
Agatonico, Zotico, Teoprepio, Acindino, Severiano, Zenone, Vittore, Cesareo, Cristoforo, Teona e Antonino, Santi martiri in Bitinia e in Tracia
I nomi di questi martiri sono variamente distribuiti nei menologi greci e nel Martirologio romano, che li ricorda, infatti, alcuni il 20 aprile, altri il 22 agosto.
Secondo la passio leggendaria, durante la persecuzione di Massimiano, il prefetto Eutolmio di Nicomedia prese a ricercare i cristiani della costa meridionale del Mar Nero.
Mise a morte Zotico, con due suoi discepoli, poi scoprì Agatonico, figlio del prefetto Asclepiade, che risiedeva in Bitinia.
Arrestato e condotto a Nicomedia, Agatonico sostenne impavido interrogatori e torture al punto che molti pagani si convertirono e per questo furono decapitati. Agatonico e alcuni altri cristiani furono successivamente avviati in Tracia, dove allora si trovava l'imperatore.
Lungo la strada, a Potamone in Bitinia, furono decapitati Zenone, Teoprepio ed Acindino, mentre presso Calcedonia subì il supplizio un vegliardo di nome Severiano. Giunto a Bisanzio, Agatonico fu nuovamente interrogato e torturato.
Finalmente a Selimbria, in Tracia, alla presenza dell'imperatore Agatonico e tutti i compagni superstiti furono decapitati.
Se mancano prove di un culto reso agli occasionali compagni del martirio di Agatonico, non altrettanto si può dire di lui.
Fino al sec. XIV Selimbria possedette parte delle sue reliquie, che poi sarebbero state manomesse dai latini, secondo l'accusa di Filateo, vescovo di Selimbria, vissuto nel sec. XIV. Già al tempo di Costantino fu eretta a Costantinopoli una chiesa in suo onore, che fu poi rinnovata sotto Giustiniano e incorporata nei palazzi imperiali al tempo di Maurizio Vero.
In questa chiesa i patriarchi ebbero il loro trono per cinquantasette anni e quattro imperatori vi furono incoronati.
Un certo pellegrino di nome Antonio avrebbe visto nel 1200 a Costantinopoli le reliquie di sant'Agatonico. Nel rito bizantino esiste un intero Ufficio in onore di sant'Agatonico e soci. Giuseppe, il celebre autore di canoni, compose per quest'Ufficio il Canone di Mattutino.
I Santi Agatonico e Zotico, poi, furono molto venerati in Oriente: i loro nomi furono inseriti fra quelli degli altri martiri nel piccolo menologio siriaco fin dal IV sec., donde passarono nei sinassari orientali e, infine, nel Martirologio Geronimiano.
Sant'Agatonico fu venerato, oltre che nella chiesa a lui dedicata, anche in Santa Teodora e nel Monastero Xylokerkos a Costantinopoli.
Fanno menzione di questi santi martiri il Tipikon della Grande Chiesa di Costantinopoli (IX-X sec.), tutti i menologi greci pubblicati dopo il menologio che si trova nel Vangelo greco dell'VIII sec., il meneo greco di Montfaucon (IX sec.), il Martirologio geronimiano, il Martirologio romano, i menei greci dell'XI e XII sec., i menei greci del Monastero di Grottaferrata (XI-XII sec.); soltanto il Menologio che si trova nell'Epistolario della Biblioteca di Coalen a Parigi sembra non conoscerli.  

(Autore: Antonio Koren - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Agatonico, Zotico e Compagni, pregate per noi.

*Santi Bassa, Teognio, Agapio e Pisto - Martiri (21 Agosto)

Martirologio Romano: Commemorazione dei Santi martiri Bassa e i suoi tre figli Teognio, Agapio e Pistio: di essi si dice che Bassa abbia subito il martirio nell’isola di Alone, gli altri a Edessa nell’antica Siria.
Bassa, Teognio, Agapio e Pisto, santi, martiri.
Dalla loro passio leggendaria, di cui si hanno diversi compendi (BHG, I, p. 95, nn. 268-70), sembra potersi dedurre che Bassa, moglie di un sacerdote pagano, fu accusata dal marito di professare la religione cristiana insieme con i loro tre figli.
Il martirio di questi ultimi avvenne a Edessa nell'Ellade e non nell'omonima città della Siria, come vuole il Baronio, mentre la madre fu martirizzata nell'isola di Alone, nella Propontide, al tempo dell'imperatore Massimiano.
Ad Alone si celebrò la festa di Bassa fino al 1922, anno in cui i greci furono espulsi dall'isola, dove una fontana porta ancora il nome della Santa. A Calcedonia esisteva fin dal sec. V una basilica a lei dedicata.
La festa di Bassa e dei suoi tre figli si celebra il 21 agosto.

(Autore: Giovanni Battista Proja - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Bassa, Teognio, Agapio e Pisto, pregate per noi.

*Beata Beatrice de Roelas - Vergine Mercedaria (21 Agosto)

+ Siviglia, Spagna, 1580
Fondatrice con altre consorelle del monastero dell'Assunzione in Siviglia (Spagna), la Beata Beatrice de Roelas, fu famosissima per la preghiera e lo spirito della penitenza.
Terminò la sua vita terrena nell'anno 1580 nello stesso monastero ed ora meritevolmente esulta nel Signore.
L'Ordine la festeggia il 21 agosto.  

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Beatrice de Roelas, pregate per noi.

*Santi Bernardo (Hamed), Maria (Zaida) e Grazia (Zoraide) di Alzira - Cistercensi, Martiri (21 Agosto)
Carlet, Valenza, XII sec. - Alzira, 21 agosto 1180
Musulmano di grande prestigio alla corte di di Valncia, fu convertito dai monaci del monastero cistercense di Poblet in Spagna.
Avendo, a sua volta, convertito le due sorelle, fu martirizzato insieme a loro.

Etimologia: Grazia = avvenente, soave, gentile, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Ad Alzira nel territorio di Valencia in Spagna, commemorazione dei Santi martiri Bernardo, prima chiamato ‘Ahmed, monaco dell’Ordine Cistercense, e le sue sorelle, Maria (Zaida) e Grazia (Zoraida), che dalla religione maomettana egli aveva condotto alla fede in Cristo.
La sua vita come il martirio, è strettamente legata a quella delle sorelle Grazia e Maria, tutti e tre cistercensi di Alzira in Valenza.
Bernardo il cui nome era Hamed, figlio di Almanzor emiro di Carlet nel regno saraceno di Valenza, aveva un fratello maggiore, erede al trono del padre e due sorelle. Venne educato insieme al fratello alla corte di Valenza, mostrando una spiccata sensibilità per gli affari, che il re suo padre gli affidava; accadde che essendo stato inviato in Catalogna per negoziare la liberazione di un gruppo di schiavi, al ritorno smarrì la strada.
Dopo aver trascorso la notte in una intricata selva, in cui udì un concerto angelico, si trovò a bussare alla porta del monastero cistercense di Poblet, nella diocesi di Tarragona, uno dei più grandi della Spagna e fondato nel 1151 da Raimondo Berengario IV, principe d’Aragona.
Colpito dalla buona accoglienza ricevuta dall’abate, dal vivere modesto ed orante di quei monaci vestiti di bianco, rimase nel monastero per qualche tempo, istruendosi nella fede cristiana, non solo convertendosi perché musulmano, ma emise anche i voti monastici, cambiando il nome di Hamed in Bernardo.
Condusse una vita dedita alle elemosine per conto della comunità, operando alcuni miracoli; desideroso di convertire anche i suoi familiari musulmani, si recò prima da una zia a Lérida, avendo la gioia di vederla convertita, poi si recò a Carlet dalle sorelle Zoraide e Zaida e dal fratello Almanzor, nel frattempo succeduto al padre nell’emirato.
Le sorelle si convertirono cambiando il nome, Zoraide in Grazia e Zaida in Maria e battezzate.
Il fratello Almanzor invece fu preso dal furore e Bernardo fu costretto a fuggire insieme a Grazia e Maria; ma vennero raggiunti ad Alzira e uccisi a colpi di pugnale il 21 agosto 1180, alla presenza del crudele fratello musulmano.
I loro corpi vennero sepolti in Alzira, in seguito il re di Aragona, Giacomo I (1213-76), una volta liberata la città dai Mori, fece costruire in loro onore una chiesa, affidandola ai Trinitari.
La loro celebrazione ha avuto varie date, secondo l’Ordine Cistercense di Spagna, il 23 luglio, poi il 19 maggio, poi il 1° giugno.
Il recente ‘Martyrologium Romanum’ l’ha fissata nel giorno della loro morte, cioè al 21 agosto.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Bernardo, Maria e Grazia di Alzira, pregate per noi.

*Beato Brunone Giovanni (Brunon Jan) Zembol - Religioso e Martire (21 Agosto)

Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati Cinque Frati Minori Martiri polacchi”
“Beati 108 Martiri Polacchi”  
Letownia, Polonia, 7 settembre 1905 - Dachau, Germania, 21 agosto 1942
Nacque a Letownia, nella diocesi polacca di Cracovia, il 7 settembre 1905. Nel 1922 fu accolto dalla Provincia dei Frati Minori di Santa Maria degli Angeli. Compiuto il noviziato, fu ammesso alla professione temporanea il 22 ottobre 1928 e a quella solenne il 6 marzo 1932, assumendo il nome di Brunon.
Fu cuoco e organista in diversi conventi della Provincia. Il 19 novembre 1939 fu preso in ostaggio dai nazisti a Chelm ed imprigionato a Lublin.
Da qui fu poi deportato prima a Sachsenhausen ed infine, nel dicembre del 1939, a Dachau. Il 21 agosto 1942, stremato nelle forze e preparato all'incontro con il Signore dal suo guardiano, morì nel campo di concentramento.
In carcere i suoi compagni lo soprannominarono, per la sua inesauribile carità, «angelo di pazienza e di bontà». Giovanni Paolo II lo ha beatificato a Varsavia il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi, tra i quali figurano quattro altri suoi confratelli. (Avvenire)

Martirologio Romano: Vicino a Monaco di Baviera in Germania, Beato Bruno Zembol, martire, che, deportato per la sua fede dalla Polonia costretta sotto un regime ostile a Dio, nel campo di prigionia di Dachau, morì gloriosamente tra i supplizi.
Jan Zembol nacque a Letownia, in diocesi di Cracovia, il 7 settembre 1905. Nel 1922 fu accolto dalla Provincia dei Frati Minori di Santa Maria degli Angeli.
Compiuto il noviziato, fu ammesso alla professione temporanea il 22 ottobre 1928 e a quella solenne il 6 marzo 1932, assumendo il nome di Brunon. Gli toccò svolgere gli uffici di cuoco e di organista in diversi conventi della Provincia.
Il 19 novembre 1939 fu preso come ostaggio a Chelm ed imprigionato a Lublin. Da qui fu poi deportato prima a Sachsenhausen ed infine, nel dicembre del 1939, a Dachau.
Il 21 agosto 1942, stremato nelle forze e preparato all'incontro con il Signore dal suo guardiano, offrì in olocausto la sua vita, vittima di pace sognando una nuova umanità.
In carcere i suoi compagni lo soprannominarono, per la sua inesauribile carità, "angelo di pazienza e di bontà".
Giovanni Paolo II lo beatificò a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi, tra i quali figurano quattro altri suoi confratelli. In data odierna è commemorato dal nuovo Martyrologium Romanum nell'anniversario del suo glorioso martirio.

(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Brunone Giovanni Zembol, pregate per noi.

*Santa Ciriaca di Roma (21 Agosto)  

Martirologio Romano: A Roma al Verano, Santa Ciriaca, che lasciò il suo nome al cimitero sulla via Tiburtina da lei donato alla Chiesa.
E' commemorata il 21 agosto nel Martirologio Romano,
inseritavi dal Baronio sull'autorità di una favolosa passio che si conservava nella Biblioteca Vallicelliana.
Secondo questo testo, Ciriaca era una nobile romana la quale, rimasta vedova dopo undici anni di matrimonio, mise se stessa e i suoi beni a disposizione dei cristiani che, durante la persecuzione, si riunivano nella sua casa, sita sul Celio, per celebrarvi i divini misteri.
Conobbe anche San Lorenzo che la guarì da un mal di capo; dopo la morte del Santo, al tempo della persecuzione di Decio, fu arrestata e sottoposta a terribili tormenti durante i quali morì, il 23 agosto. Il suo corpo fu sepolto nell«agro Verano», non lungi da quello di San Lorenzo, in un suo podere.
Già nella complessa passio Polychronii si accennava ai rapporti tra Ciriaca e Lorenzo, ma senza riferimento al martirio della vedova, mentre gli Itinerari del sec. VII indicano la tomba di Ciriaca accanto a quella del famoso martire, e nella biografia di Adriano I ella è detta «beata».
Secondo un'iscrizione conservata in San Martino ai Monti, il Papa Sergio II (844-47) aveva trasportato il suo corpo in quella chiesa donde, più tardi, sarebbe stato ancora trasferito in quella di Santa Maria in Campitelli.
Col nome di Ciriaca è anche indicato, in antichi documenti topografici, il cimitero della via Tiburtina in cui fu seppellito san Lorenzo, ma quel nome dovette essergli attribuito più tardi, poiché nella Depositio Martyrum esso è riferito semplicemente con la denominazione topografica «in Tiburtina».
L'origine dell'attribuzione, con molta probabilità, deve ricercarsi in una notizia del Liber Pontificalis, in cui, alla Vita di Silvestro, si legge che Costantino donò alla chiesa di San Lorenzo al Verano «possessio cuiusdam Cyriacae religiosae foeminae quod fiscus occupaverat tempore persecutionis, Veranum fundum».
Il «fondo Verano» fu facilmente identificato con «l'agro Verano» e, per conseguenza, col cimitero omonimo. Così Ciriaca entrò nell'agiografia di Lorenzo essendo, naturalmente, anch'essa elevata alla dignità di martire.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Ciriaca, pregate per noi.

*Sant'Euprepio di Verona - Vescovo (21 Agosto)  

Euprepio, nome greco, è indicato da autorevoli fonti antiche come primo vescovo di Verona (III sec.). Nulla si sa della sua vita. Alla fine del secolo XV il suo corpo fu ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di San Procolo.
Le reliquie vi rimasero fino all'epoca napoleonica (1806), quando furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di San Zeno.
Nel 1961 la Congregazione dei riti, su proposta del vescovo scaligero Giuseppe Carraro, riunì i santi vescovi veronesi sotto un'unica festa (30 ottobre), conservando la celebrazione odierna al protovescovo Euprepio.  (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Verona, sant’Euprepio, ritenuto primo vescovo di questa città.
I Versus de Verona, nel parlare della città convertita dal culto degli idoli al Cristianesimo, dicono: "Primum Verona predicavit Puprepis episcopus" (v. 40).
La ricostruzione dell'elenco dei vescovi dato dal Velo di Classe, concordata con le altre memorie storiche, colloca Euprepio all'inizio della serie. L'alta antichità di tali fonti (fine sec. VIII inizio IX) dà garanzia della loro derivazione dai dittici.
Anche le cronotassi della tradizione, pure errate per altri aspetti, coincidono nell'indicare Euprepio primo vescovo.
Tuprepis o Euprepio è in tal modo stabilito primo vescovo di Verona. Alla certezza del nome si aggiunge la determinazione del tempo del suo episcopato e, conseguentemente, della organizzazione del Cristianesimo in Verona.
Le suddette fonti, infatti, portano Lucilius sesto vescovo non si presentò mai all'imperatore Costante da solo, "sed semper comite episcopo urbis in qua tunc degebam, aliisque qui tunc forte aderant... Huiusce rei testis est... Lucillus Veronae... episcopus".
Il viaggio di Sant' Atanasio avvenne prima del concilio di Sardica (343-44), e pertanto Lucillus era vescovo di Verona nel 340.
Ora, secondo un computo comune, il periodo del primo dei cinque vescovi precedenti Lucillo viene certamente a cadere nel sec. III, "ma non più in là" (Lanzoni). La tradizione della missio Petri di Euprepio, sorta tardi e sostenuta da alcuni (Panvinio, Valier, Dionisi, Liruti) fino a tempi recenti, quantunque ne avessero dubitato il Maffei e i Bollandisti, non si può sostenere.
Riguardo alla sua vita, nulla sappiamo: solamente la derivazione greca del nome, come del resto quella dei suoi immediati successori, oltre essere conferma di remota antichità del suo episcopato, ci può forse indicare la sua provenienza orientale.
Il culto non sembra anteriore al sec. XIV. Il Martirologio veronese di tale secolo lo commemora al 21 agosto Alla fine del sec. XV il suo corpo fu ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di San Procolo.
Tali reliquie, collocate in apposito altare, stettero nella stessa chiesa fino all'epoca napoleonica (1806), quando furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di San Zeno.
Qui, alla base dell'altare in cui sono racchiuse, sta l'iscrizione stilata al tempo del ritrovamento: "Euprepio Veronae a Christi ann. LXXII praesuli primo". Nel 1961 la S. Congregazione dei Riti, su proposta del vescovo di Verona, Giuseppe Carraro, riunì i santi vescovi veronesi sotto un'unica festa (30 ottobre), conservando peraltro una apposita celebrazione al protovescovo Euprepio (21 agosto).  

(Autore: Silvio Tonolli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Euprepio di Verona, pregate per noi.

*San Giuseppe Dang Dình (Nien) Vien - Martire (21 Agosto)
Martirologio Romano: Nella città di Hưng Yên nel Tonchino, ora Viet Nam, San Giuseppe Đặng Đình (Niên) Viên, sacerdote e martire sotto l’imperatore Minh Mạng.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giuseppe Dang Dình Vien, pregate per noi.

*Santi Lussurio, Cisello e Camerino - Martiri in Sardegna (21 Agosto)  
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Forolongianus in Sardegna, san Lussorio, martire.
La lettura della Bibbia ed in particolar modo dei Salmi sarebbe stata, secondo gli Atti leggendari, uno dei motivi principali della conversione al cristianesimo del soldato Lussurio.
Denunciato al prefetto di Cagliari, Delasio (Delfio), subí un primo interrogatorio conclusosi con l'invito ad abiurare.
Il suo rifiuto gli procurò il carcere e successivamente la condanna a morte per decapitazione,
eseguita nei pressi di ForurmTraiani (l'attuale Fordongianus).
Nello stesso tempo erano stati denunciati come cristiani due fanciulli, Cisello e Camerino; anch'essi per la loro fedeltà alla fede furono decapitati su ordine del prefetto.
Sull'esistenza storica del martire Lussurio (o Lussorio), nessun dubbio: abbiamo la testimonianza del Martirologio Geronimiano e di San Gregorio Magno che, in una lettera del 599, ricorda l'esistenza in Sardegna di un monastero dedicato ai SS. Gavino e Lussurio.
Il culto è sempre stato vivo e sulla sua tomba fu costruita una chiesa romanica; il nome subí però una trasformazione in Lussurgiu.
Notizie posteriori, la cui storicità non è controllabile, riferiscono che i Pisani, quando occuparono l'isola, trasferirono alcune reliquie nei pressi della loro città.
Questa località corrisponderebbe a quella di S. Rossore, corruzione, secondo alcuni, del nome Lussurio (Luxorius = Ruscorio = Rossore).
Si parla anche di alcune reliquie a Pavia.
L'unico testo che parli dei due fanciulli è la narrazione leggendaria. Dato che il Martirologio Geronimiano non ne fa cenno, è da escludersi una relazione diretta col martire Lussurio.
D'altra parte, dato il silenzio delle fonti, resta molto problematica la loro esistenza.
Nella diocesi di Pavia la loro memoria si celebra il 22 maggio.

(Autore: Gian Domenico Gordini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Lussurio, Cisello e Camerino, pregate per noi.

*San Natale - Venerato a Casale Monferrato (21 Agosto)

Emblema: Palma
Nella cattedrale di Casale, da tempo immemorabile, si venerano le reliquie di Natale e si festeggia il suo dies natalis il 21 agosto.
I martirologi antichi lo ignorano, mentre gli Acta SS. Ne riportano la leggenda priva di ogni valore storico.
Non si può, però, ritenerlo un santo inventato dagli agiografi, in quanto il culto delle reliquie e la commemorazione annuale sembrano valida testimonianza della sua esistenza.
Essendo il suo nome associato nella leggenda a quello di Sant' Evasio, ipotetico vescovo di Asti, che sarebbe giunto a Casale insieme con Natale, da Benevento, si potrebbe, col Savio, avanzare l’ipotesi che si tratti di due Santi meridionali dei quali il re longobardo Liutprando (712-744) avrebbe trasferito le reliquie da Benevento alla cattedrale di Casale.

(Autore: Luigi Berra - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Natale, pregate per noi.

*Beato Pedro Sadurní Raventós - Sacerdote e Martire (21 Agosto)  

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Figli della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe" - Senza data (Celebrazioni singole)
"Beati 522 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2013 - Senza data (Celebrazioni singole)
"Martiri della Guerra di Spagna" - Senza Data (Celebrazioni singole)

Sacerdote e professore di scienze della scuola San Jose de Tremp. Uomo di grande cultura e talento.
È stato il più grande esperto di educazione religiosa presso l'Istituto. Aveva la capacità di comunicare con gli studenti: l'amore della conoscenza, di apprendimento e voglia di imparare.
Era stato professore del seminario della Sacra Famiglia a Barcellona e altri centri della Congregazione.
Accompagnando il servo di Dio Giovanni Cusco, suo superiore, ha subito la stessa sorte, dopo essersi confessati reciprocamente, fino alla destinazione finale e in carcere.
Fu ucciso nel cimitero di Lleida al mattino del 21 agosto 1936 e sepolto in una fossa comune.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Pedro Sadurní Raventós, pregate per noi.

*San Pio X (Giuseppe Sarto) – 253° Papa (21 Agosto)

Riese, Treviso, 2 giugno 1835 - Roma, 21 agosto 1914
(Papa dal 09/08/1903 al 20/08/1914)
Giuseppe Sarto, vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X.
È il primo Papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare, seguito 65 anni dopo da Papa Giovanni XXIII.
È uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a Papa. È il pontefice che nel Motu proprio «tra le sollecitudini» (1903) afferma che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile alla vita cristiana.
Difende l’integrità della dottrina della fede, promuove la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avvia la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupa della Questione romana e dell’Azione Cattolica, cura la formazione dei sacerdoti, fa elaborare un nuovo catechismo, favorisce il movimento biblico, promuove la riforma liturgica e il canto sacro. (Avvenire)

Etimologia: Pio = devoto, religioso, pietoso (signif. Intuitivo)
Martirologio Romano: Memoria di San Pio X, Papa, che fu dapprima sacerdote in parrocchia e poi vescovo di Mantova e patriarca di Venezia.
Eletto, infine, Pontefice di Roma, si propose come programma di governo di ricapitolare tutto in Cristo e lo realizzò in semplicità di animo, povertà e fortezza, promuovendo tra i fedeli la vita cristiana con la partecipazione all’Eucaristia, la dignità della sacra liturgia e l’integrità della dottrina.
(20 agosto: A Roma, anniversario della morte di San Pio X, papa, la cui memoria si celebra domani).
Fu il primo Papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare, seguito 65 anni dopo da Papa Giovanni XXIII anch’egli di origini contadine, ma fu senz’altro uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a Papa.
Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese (Treviso), oggi Riese Pio X, il 2 giugno 1835, secondo dei 10 figli di Giovanni Battista Sarto e Margherita Sanson; il padre era messo comunale e nel tempo libero coltivava un piccolo appezzamento di terreno.
Sin da ragazzo dimostrò forza di carattere e tenace volontà; serenamente sopportava i sacrifici imposti dalla condizione povera della famiglia, percorse per anni ogni giorno a piedi, spesso scalzo, la strada che conduce da Riese a Castelfranco per poter frequentare la scuola.
Dotato di predisposizione allo studio, fu aiutato da alcuni sacerdoti e poi dal patriarca di Venezia, anch’egli originario di Riese, che gli offrì un posto gratuito nel Seminario di Padova, a quell’epoca uno dei migliori d’Italia e anche qui ben presto si notò la ricchezza della sua indole, dotata di notevole equilibrio.
Quando aveva 17 anni, nel 1852, morì il padre e gli amministratori del piccolo Municipio di Riese, per aiutare la numerosa famiglia, offrirono al giovane Giuseppe l’impiego occupato dal padre.
Ma l’eroica madre Margherita, rifiutò l’offerta, perché il ‘Bepi’ doveva seguire la sua vocazione sacerdotale; avrebbe pensato lei con il suo lavoro di sarta, a portare avanti la famiglia, lavorando notte e giorno.
Fu ordinato sacerdote a 23 anni (settembre 1858) e subito nominato cappellano a Tombolo (Padova) piccola parrocchia di campagna, dove giunse il 29 novembre 1858, qui profuse le giovani forze nell’apostolato e nel ministero sacerdotale per ben nove anni.
Essendo risultato primo al concorso, fu nominato nel 1867 parroco a Salzano, grosso borgo della provincia veneziana, dove rimase per circa nove anni.
Dotato di una salute di ferro, di un’energia che non conosceva debolezza e di una sorprendente capacità di rapportarsi con gli altri, egli si diede anima e corpo all’attività parrocchiale, suscitando l’ammirazione dei parrocchiani e dei confratelli sacerdoti.
Nel novembre 1875 il vescovo di Treviso lo chiamò presso di sé nominandolo Canonico della Cattedrale, Cancelliere della Curia Vescovile, Direttore spirituale del Seminario; incarichi di prestigio per il giovane sacerdote Giuseppe Sarto (aveva 40 anni), il quale trascorreva la mattina al vescovado e il pomeriggio in Seminario.
Adempiva ai suoi compiti con dedizione e competenza, la sua sollecitudine gli faceva portare a casa le pratiche non ancora evase che sbrigava anche nelle ore notturne, la sua buona salute gli consentiva di recuperare le forze con appena 4-5 ore di sonno.
Il suo modo di agire, pieno di comprensione verso gli altri e il suo amore particolare per i poveri, gli guadagnarono l’affetto e la stima di tutti, cosicché nessuno si meravigliò quando nel settembre 1884, Papa Leone XIII lo nominò vescovo di Mantova.
La diocesi mantovana attraversava un periodo particolarmente difficile, sia al suo interno, sia con il potere civile, ma il modesto prete Giuseppe Sarto, conosciuto per la fama di oratore brillante e per la sua grande carità, si rivelò un capo, con uno spirito realistico, pronto a cogliere il nodo dei problemi e a trovarne le soluzioni pratiche, con una bonarietà sorridente ma che all’occorrenza sapeva accompagnarla con una fermezza innata.
Seppe pacificare gli animi e avviò un profondo rinnovamento della vita cristiana in tutta la diocesi; incoraggiò l’affermarsi delle cooperative operaie; formatosi sotto Papa Pio IX e nel clima reazionario della monarchia asburgica, alla quale il Veneto fino al 1866 era soggetto, mons. Sarto era considerato un “intransigente”, che condannava il liberalismo e lo spirito di apertura alla mentalità moderna.
Erano problemi che agitavano la Chiesa del post Stato Pontificio e la ventata di modernismo proveniente da tanti settori della società, vedeva nelle diocesi italiane il contrapporsi di ideologie, con vescovi permissivi e altri intransigenti alle aperture.
Papa Leone XIII apprezzando il suo operato, lo elevò alla dignità cardinalizia il 12 giugno 1893 con il titolo di San Bernardo alle Terme e il 15 giugno lo destinava alla sede patriarcale di Venezia, anch’essa in una situazione particolarmente difficile.
Ma il suo ingresso poté avvenire solo il 24 novembre 1894, perché mancava il beneplacito del Governo Italiano; il re d’Italia Umberto I°, sosteneva di avere il diritto di scelta del patriarca per un antico privilegio della Repubblica Veneta, ma alla fine dopo 17 mesi si addivenne ad un compromesso.
Pur avendo conservato un certo attaccamento sentimentale per Francesco Giuseppe, il sovrano austriaco dei suoi primi trent’anni, al contrario dell’ambiente di curia, il patriarca Sarto manifestò verso la Casa Savoia e il giovane Regno d’Italia un atteggiamento più conciliante, ormai convinto che indietro non si sarebbe più ritornati.
Riteneva necessario preparare un progressivo riavvicinamento tra la nuova Italia e la Santa Sede, risolvendo la ‘Questione Romana’ e salvaguardando tutto ciò che vi era di essenziale sotto l’aspetto spirituale, ma abbandonando ciò che era transitorio nelle posizioni prese da Papa Pio IX, dopo l’occupazione dello Stato Pontificio e perseguite anche da papa Leone XIII.
Incurante delle critiche e dello stupore di alcuni, non esitò ad indurre i cattolici veneziani ad allearsi con i liberali moderati, per far cadere l’amministrazione comunale massonica, che aveva soppresso il catechismo nelle scuole e fatto togliere il crocifisso negli ospedali.
Mobilitò i parroci e i gruppi di Azione Cattolica, moltiplicò le riunioni dei comitati, governò la stampa cattolica; il suo avvicinamento all’Italia ufficiale, era dettato da un realismo pastorale e non per simpatia all’ideologia liberale e modernista che personalmente rifiutò sempre.
A Venezia ci fu una fioritura della vita religiosa, gli adulti venivano istruiti nella fede e organizzati in Associazioni religiose; i bambini venivano preparati alla Prima Comunione e Cresima con particolare impegno, le celebrazioni liturgiche presero nuovo decoro con la solennità dei canti sacri.
In questo periodo conobbe il giovane Lorenzo Perosi, ne ammirò il talento musicale, lo aiutò e incoraggiò a diventare sacerdote, gli affidò la riforma del canto liturgico prima a Venezia e poi a Roma.
Amò i poveri, ai quali donava tutto quello che possedeva, giunto a Venezia non volle una porpora cardinalizia nuova, ma fece riadattare dalle sue sorelle che l’avevano seguito, quella vecchia del suo predecessore, donando ai poveri la somma equivalente per una nuova.
Pur essendo ostile al socialismo e al liberalismo, non mancò, come a Mantova, di preoccuparsi di tutto
quanto potesse migliorare le condizioni di vita degli operai, incoraggiò le Casse Operaie parrocchiali, le Società di Mutuo Soccorso, gli uffici di collocamento popolare e per indirizzare il clero in questa direzione, istituì nel 1895 una cattedra di scienze economiche e sociali nel Seminario.
A Venezia amò tutti ed era amato da tutti; il 15 ottobre 1893 il cardinale era al capezzale dell’anziana madre morente, la quale aveva espresso il desiderio prima di morire di vedere il figlio vestito dei suoi abiti cardinalizi e lui volle accontentarla, si presentò all’improvviso quel mattino e la madre vedendolo esclamò con stupore: “Ah Bepi, sè tutto rosso!…” e lui: “E vu mare, sè tutta bianca!”.
Il 20 luglio 1903 ad oltre 93 anni, morì Papa Leone XIII, che aveva governato la Chiesa oltre 25 anni e il patriarca di Venezia card. Sarto partì alla volta di Roma, alla stazione ferroviaria una gran folla lo circondò per salutarlo ed egli commosso rassicurò loro “Vivo o morto ritornerò”, del resto il biglietto per il treno che gli era stato offerto, era di andata e ritorno.
Quelle parole furono profetiche, perché il patriarca Sarto non tornò più a Venezia perché eletto Papa; ma un suo successore, Papa Giovanni XXIII, anch’egli patriarca della città lagunare, autorizzò il ritorno dell’urna con il corpo dell’ormai Santo Pio X, che avvenne trionfalmente il 12 aprile 1959; l’urna esposta nella Basilica di San Marco, rimase a Venezia per un mese fino al 10 maggio, a ricevere il saluto e la venerazione dei suoi veneziani.
Il Conclave che seguì fu uno dei più drammatici, perché fu l’ultimo in cui venne esercitata “l’esclusiva” di un governo cattolico nei confronti di un papabile sgradito.
Il candidato più autorevole a succedere a Leone XIII era il suo Segretario di Stato card. Mariano Rampolla del Tindaro, ritenuto dal governo asburgico un continuatore della politica di sostegno dei cristiano-sociali in Austria e Ungheria e favorevole alle aspirazioni indipendentiste degli Slavi nei Balcani; il cardinale di Cracovia si fece portatore del veto imperiale contro Rampolla, fra le proteste del Decano del Sacro Collegio Cardinalizio e di altri cardinali, per l’ingerenza del potere civile.
Ad ogni modo il conclave durato quattro giorni designò il 3 agosto 1903, il patriarca di Venezia nuovo pontefice, nonostante le sue implorazioni a non votarlo, il quale alla fine accettò prendendo il nome di Pio X.
Il suo pontificato durò 11 anni, rompendo la sua personale cadenza negli incarichi ricevuti che furono stranamente sempre di nove anni; 9 anni in Seminario, 9 come cappellano a Tombolo, 9 anni come parroco a Salzano, 9 come canonico e direttore del Seminario a Treviso, 9 come vescovo di Mantova e 9 come patriarca di Venezia.
Aveva 68 anni quando salì al Soglio Pontificio instaurando una linea di condotta per certi versi di continuità con i due lunghissimi pontificati di Pio IX e Leone XIII che l’avevano preceduto, specie in campo politico, ma anche di rottura con certi schemi ormai consolidati, ad esempio, sebbene di umili origini egli rifiutò sempre di elargire benefici alla famiglia, come critica verso certi nepotismi e favoritismi più o meno evidenti, fino allora praticati.
Suo Segretario di Stato fu il card. Merry del Val, con il quale si dedicò ad una riaffermazione ben chiara dei diritti della Chiesa e ad una strategia ad ampio raggio per ristabilire l’ordine sociale secondo il volere di Dio.
Davanti ai grandi progressi di un liberalismo prevalentemente antireligioso, di un socialismo prevalentemente materialista e di uno scientismo presuntuoso, Pio X avvertì la necessità di erigere il papato contro la modernità, spezzando ogni tentativo di avviare un compromesso efficace tra i cattolici e la nuova cultura.
Con l’enciclica “Pascendi” del 1907 condannò il ‘modernismo’; in campo politico riprese la linea intransigente di Pio IX, egli considerava la separazione della Chiesa dallo Stato come un sacrilegio, gravemente ingiuriosa nei confronti di Dio al quale bisogna rendere non solo un culto privato ma anche uno pubblico.
La riaffermazione del potere papale, dopo le vicissitudini della caduta dello Stato Pontificio, portarono con il pensiero di Pio X ad identificare l’istituzione papale con la Chiesa intera, la Santa Sede con il popolo di Dio.
Non si può qui fare una completa panoramica del suo pontificato, vissuto alla vigilia della Prima Guerra Mondiale e del sorgere della Rivoluzione Russa, e in pieno affermarsi dei nuovi movimenti di pensiero come il modernismo, il liberalismo, infiltrati di materialismo e spirito antireligioso, con una Massoneria dilagante.
Centinaia di libri sono stati scritti su quel vivace periodo, ne citiamo uno: “Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia” di Pietro Scoppola, Bologna, 1961.
Il 20 gennaio 1904 papa Pio X reduce dal drammatico conclave che l’aveva eletto, stabilì che nessun potere laico esterno, potesse opporre un veto nell’elezione del pontefice e fulminò con scomunica quei cardinali che si prestassero a fare da portavoce, anche del semplice desiderio o indicazione di uno Stato.
Pio X che amava presentarsi come un “buon parroco di campagna” aveva in realtà notevoli doti e non era affatto sprovvisto di cultura, leggeva numerose opere, parlava e leggeva il francese, possedeva un gusto artistico e protesse i tesori d’arte della Chiesa; cultore della musica, amò il canto liturgico.
Uomo di grandezza morale, viveva in Dio e di Dio, esercitava le virtù cristiane fino all’eroismo, con una umiltà diventata la sua seconda natura senza la minima ostentazione; una effettiva povertà e un atteggiamento di distacco di fronte a se stesso che non abbandonava mai; una fede e una fiducia nella Provvidenza origine di quella serenità interiore che si poteva ammirare in lui; inoltre una carità che destava la meraviglia dei dignitari del Vaticano.
“Instaurare omnia in Christo” era il motto di Papa Pio X e con la forza e la costanza che gli erano proprie, cercò di attuare in tutti campi questa restaurazione della società cristiana a partire dalla Chiesa; riformò profondamente la Curia Romana e le varie Congregazioni, fece redigere un nuovo Codice di Diritto Canonico; applicò le norme per la Comunione frequente e per i bambini; riformò la Liturgia togliendo dal Messale molte cose inutili, riportò al ciclo delle domeniche, il posto che era stato usurpato dal ciclo dei Santi; sollecitò il canto e la musica nelle funzioni sacre; istituì l’obbligo del catechismo a piccoli e grandi e che da lui si chiamò “Catechismo di Pio X”.
Verso la fine del suo pontificato, sull’Europa si addensavano nubi minacciose di guerra, che coinvolgevano molti Stati cattolici in contrasto fra loro.
Dopo l’attentato di Sarajevo all’arciduca ereditario Francesco Ferdinando, seguì il 28 luglio 1914 l’attacco dell’Austria alla Serbia e man mano il conflitto si estese a tutta l’Europa; per Papa Pio X, già da tempo sofferente di gotta e quasi ottantenne, fu l’inizio della fine, il suo stato di salute e il deperimento fisico si accentuò e dopo una bronchite trasformatosi bruscamente in polmonite acuta, il pontefice morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914; fu sepolto nelle Grotte Vaticane.
In vita era indicato come un “Papa Santo”, perché correva voce di guarigioni avvenute toccando i suoi abiti, ma lui sorridendo correggeva: “Mi chiamo Sarto non Santo”.
Fu beatificato il 3 giugno 1951 da Papa Pio XII e proclamato Santo dallo stesso Pontefice il 29 maggio 1954; la sua urna si venera nella Basilica di San Pietro.

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Pio X, pregate per noi.

*San Privato di Mende - Vescovo e Martire (21 Agosto)  
Martirologio Romano:
Nel territorio di Mende in Francia, San Privato, vescovo e martire, che, durante l’invasione dei Vandali in Francia, fu trovato nella cripta, dove attendeva a digiuni e preghiere, e morì battuto con le verghe per essersi rifiutato di tradire le sue pecore immolando agli idoli.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Privato di Mende, pregate per noi.

*San Quadrato di Utica - Vescovo e Martire (21 Agosto)

Martirologio Romano: A Utica in Africa, nell’odierna Tunisia, San Quadrato, vescovo e martire, che insieme a tutto il suo popolo, chierici e laici, rese testimonianza di fede in Cristo e, da buon pastore, seguì a quattro giorni di distanza il gregge che aveva pascolato.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Quadrato di Utica, pregate per noi.

*Beato Raimondo Peiro Victori - Sacerdote Domenicano, Martire (21 Agosto)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati Martiri Spagnoli Domenicani d'Aragona”
Ulteriore scheda:
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia Beatificati nel 2001”
Ancora una scheda:
“Martiri della Guerra di Spagna”

Aiguafreda, Spagna, 7 marzo 1891 – Barcellona, Spagna, 21 agosto 1936
Martirologio Romano:
In località El Morrot presso Barcellona sempre in Spagna, Beato Raimondo Peiró Victorí, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che nella stessa persecuzione passò con la propria morte alla vita gloriosa, facendo fedelmente sue le parole di Cristo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Raimondo Peiro Victori, pregate per noi.

*Beato Salvatore Estrugo Solves - Sacerdote e Martire (21 Agosto)

Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”
Martirologio Romano:
Nel villaggio di Alberic nel territorio di Valencia in Spagna, Beato Salvatore Estrugo Solves, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione, sopportò per amore di Cristo ogni avversità fino ad ottenere la palma della vittoria.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Salvatore Estrugo Solves, pregate per noi.

*San Sidonio Apollinare - Vescovo di Clermont (21 Agosto)
(ca. 423-480)
Martirologio Romano:
A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, san Sidonio Apollinare, che, da prefetto della città di Roma ordinato vescovo di Clermont, versato tanto nelle scienze sacre come in quelle profane, da vero padre universale e dottore insigne, forte di cristiano coraggio si oppose alla ferocia dei barbari.
Gaio Sollio Apollinare era un gallo-romano nato da una famiglia nobile di Lione verso il 430. II padre e il nonno erano stati entrambi prefetti del pretorio. Sidonio non solo mantenne la carica ma innalzò la
sua posizione, nonostante tutti i problemi dell'epoca, a cui egli sopravvisse con successo e onorevolmente. Per questo motivo si hanno molte notizie sulla sua vita, più di molti altri Santi di quel periodo.
Sidonio non solo era astuto dal punto di vista politico e sociale, ma anche un ottimo compositore di versi per le ricorrenze. Questo fu probabilmente uno dei fattori maggiori che gli assicurarono la sopravvivenza. Ricevette un'educazione classica a Aries, studiando sotto Claudiano Mamerto di Vienna. Sposò Papianilla, figlia di Avito, erede della tenuta di Avitacum nell'Alvernia. Da lei ebbe un figlio e tre figlie.
Avito, scelto dall'aristocrazia della Gallia, divenne imperatore nel luglio 455. Sidonio si recò a Roma con il neo imperatore e il primo gennaio 456 recitò un panegirico in suo onore (alla maniera di Claudiano, che avrebbe mantenuto da quel momento in avanti).
Come ricompensa per questo servizio fu eretta una sua statua tra i poeti nel Foro Traiano. Sidonio attirò sempre questo tipo di riconoscimenti, sia durante che dopo la sua vita.
Poco tempo dopo Avito fu deposto, e Sidonio partecipò a una rivolta con centro a Lione a favore del suocero. Fu una pessima scelta: l'insurrezione, infatti, falli.
Di conseguenza ci si sarebbe dovuti aspettare la scomparsa di Sidonio dalla scena politica, invece riuscì a guadagnarsi i favori del nuovo imperatore, Maggiorano, e nel 458 a Lione, recitò un panegirico in suo onore. Questo gli guadagnò un posto come impiegato statale a Roma, a partire dal 459 o 460. Nel 461 Maggiorano fu ucciso da Ricimer il Goto, che nominò imperatore Severo. Sidonio fece ritorno in Francia per alcuni anni. Nel 465 Ricimer avvelenò Severo, e nel 467 fu scelto Antemio al suo posto. Lo stesso anno Sidonio si recò a Roma alla testa di una delegazione gallo-romana e, l' 1 gennaio 468, recitò un panegirico in onore del nuovo imperatore. Come riconoscimento venne nominato praefectus urbi, prefetto di Roma.
Sidonio, nel 469, ritornò in Gallia e accettò riluttante - dal momento che non aveva alcuna esperienza ecclesiastica - la nomina a vescovo dell'Alvernia, con Clermont-Ferrand come sede. Caratteristica fondamentale per un vescovo era godere di una certa autorità per opporsi agli interessi dei potenti, per questo motivo molti vescovi appartenevano a famiglie senatoriali.
Si dice che Sidonio fu un pastore serio ed efficiente, che dedicò ai suoi sacerdoti e alla diocesi le stesse energie che aveva mostrato per il benessere morale dei suoi schiavi. Rinunciò alla poesia, iniziò a digiunare a giorni alterni, donò molti dei suoi beni ai monasteri e ai poveri, contribuendo a sostentare più di quattrocento abitanti della Burgundia colpiti dalla carestia; organizzava processioni in tempo di guerra, difendeva la sua gente con coraggio, specialmente contro i visigoti quando assediarono Clermont.
La sua abilità come uomo di stato e il suo patriottismo furono probabilmente elementi decisivi per la scelta di qualcuno che, come lui, avrebbe difeso gli interessi del potere centrale davanti ai nemici. La città tuttavia cadde nel 474.
Sidonio fu spaventato dall'eresia ariana e ancora di più quando vide che l'autorità romana cedette formalmente l'Alvernia a Eurico il Goto nel 475 ed egli fu esiliato nella fortezza di Liviana, vicino a Carcassonne. Venne trattato umanamente e fu rilasciato nel 476, con il permesso di ritornare ad adempiere il suo incarico di vescovo fino alla morte, avvenuta probabilmente nel 479-480, se non più tardi, nel 489-490. Dedicò la maggior parte del tempo in quegli ultimi anni alla raccolta e alla pubblicazione delle sue lettere. Diversi scritti di Sidonio sono sopravvissuti: principalmente tre lunghi panegirici e alcuni poemi giovanili dedicati ad amici. Si conoscono anche nove libri delle Epistolae, lettere ad amici e relazioni e sette libri scritti durante gli anni di episcopato.
Le lettere sono prodotti letterari sullo stile di Plinio il giovane, e se mai sono state scritte nelle date indicate, devono essere state sicuramente attentamente rimaneggiate.
Da queste si ricavano numerosi spaccati della vita cristiana dell'epoca: gli aristocratici locali raccolti intorno alla tomba del console Siagrio il giorno di S. Giusto, all'ombra di un pergolato in un caldo giorno d'autunno; l'interno variopinto della nuova cattedrale di Lione, con uno dei poemi di Sidonio nella decorazione musiva del muro della basilica; Claudiano Mamerto, filosofo, architetto, oratore, esegeta, poeta e musico mentre prova meticolosamente i suoi arrangiamenti musicali dei salmi (instructas docuit sonare classes).
Gli scritti di Sidonio lo ritraggono come un patriota gallo-romano fiero e come un aristocratico estremamente consapevole della sua posizione ma anche dei doveri dell'amicizia.
Possedeva uno stile molto formale, era pronto a mostrare la conoscenza degli artifici retorici e del discorso ornato con una abbondanza di metafore eccessive per il discorso. Tuttavia pochi sono gli scrittori veramente originali e le sue poesie, come le lettere, sono spesso esecuzioni piacevoli e tentativi letterari ben riusciti. Il contenuto spirituale delle sue opere è minimo, anche se vi sono numerosi ed edificanti riferimenti alla mitologia classica. Nei secoli durante i quali furono pubblicati alcuni compendi di autori latini, sacri e profani, per l'istruzione dei giovani cristiani, un tipico Chorus Poetarum (simile a quello pubblicato da Louis Muget a Lione nel 1615), considerava le opere di Sidonio, insieme a quelle di Claudiano e Ausonio, come "profane", mentre Prudenzio, Venanzio, Lattanzio ed altri erano considerati autori "religiosi".
Per un lungo periodo, perciò, Sidonio fu (e in un certo senso rimane) l'ultimo rappresentante della cultura classica alla fine di un'epoca che aveva annoverato Lucrezio, Orazio, Catullo, Properzio e Marziale. S. Gregorio di Tours (17 novembre) fece una collezione (oggi perduta) delle sue Preghiere Eucaristiche, le Contestatiunculae.
Sidonio venne venerato in tutta la Gallia, probabilmente, come è stato detto, perché come altri molti santi fu un vescovo che non lasciò tristi memorie del suo operato.

(Autore: Alban Butler - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Sidorio Apollinare, pregate per noi.

*Beata Vittoria Rasoamanarivo - Vedova e Principessa del Madagascar (21 Agosto)
Tananarive (Madagascar), 1848 - † 21 agosto 1894
V
ittoria Rasoamanarivo, nacque nel 1848 a Tananarive in Madagascar, in una delle più potenti famiglie dell'isola. Seguì in gioventù la religione idolatrica dei suoi antenati.
Ma quando nel Madagascar giunsero alcuni missionari gesuiti francesi, si iscrisse nella scuola della missione e si fece battezzare con il nome di Vittoria, nonostante le resistenze della famiglia.
Divenuta principessa, fu data in sposa ad un alto ufficiale dell'esercito, schiavo dell'alcol e delle passioni, ma rifiutò il divorzio, conscia dell'indissolubilità e santità del matrimonio.
Quando nel 1883 una persecuzione portò all'espulsione dei missionari e i fedeli cattolici vennero accusati come traditori, Vittoria continuò a professare la sua fede apertamente, si fece protettrice della Chiesa a corte, insistendo che le chiese e le scuole cattoliche rimanessero aperte e incoraggiando le comunità alla perseveranza.
Donna di profonda preghiera, trascorreva ore in chiesa e si dedicò ad innumerevoli opere di carità in favore di poveri, prigionieri, abbandonati, lebbrosi. Morì il 21 agosto 1894 a 46 anni.
È stata proclamata beata da Giovanni Paolo II il 29 aprile 1989. (Avvenire)

Martirologio Romano: Ad Antananarivo in Madagascar, Beata Vittoria Rasoamanarivo, che, rimasta vedova dopo il matrimonio con un uomo violento, quando i missionari furono espulsi dall’isola, aiutò con ogni mezzo i cristiani e difese la Chiesa presso i pubblici magistrati.
La Beata Vittoria Rasoamanarivo, nacque nel 1848 a Tananarive nella grande Isola del Madagascar, appartenente ad una delle più potenti famiglie degli Hovas; suo nonno materno, fu primo ministro per
oltre venti anni della regina Ranavalona (1832-1852) e lei era sorella di Rainilaiarivony, il quale ricoprì la stessa carica per più di 30 anni dal 1864 al 1895.
Secondo le usanze del paese, fu adottata dal fratello maggiore del padre, del quale si sa ben poco, né quando morì; lo zio Rainimaharavo era comandante generale dell’esercito malgascio.
Rasoamanarivo (questo il suo nome originario) crebbe ricevendo, specie dalla madre, una ottima educazione morale e seguì in gioventù la religione idolatrica dei suoi antenati.
Ma quando nel Madagascar giunsero alcuni missionari gesuiti francesi, che si stabilirono a Tananarive, seguiti in breve dalle Suore della Congregazione di S. Giuseppe di Cluny, Rasoamanarivo fu tra le prime ragazze ad essere iscritta nella loro scuola, aperta dalla Missione.
L’esempio di vita santa e piena di sacrifici dei padri e delle suore, la colpì profondamente e dopo aver appreso l’insegnamento della religione cattolica, sebbene tredicenne, chiese di essere ricevuta nella Chiesa; venne battezzata il 1° novembre 1863 con il nome di Vittoria, quasi a presagio delle dure lotte che avrebbe dovuto sostenere.
Il Madagascar a quell’epoca subiva l’influenza coloniale della Francia, questo provocava scontento e tumulti, quando il re Radama II, ritenuto troppo amico della Francia, fu allontanato, si scatenò una persecuzione più o meno aperta contro la Missione cattolica, che a causa della nazionalità francese dei missionari, fu ritenuta affine agli interessi coloniali della Francia.
Vittoria dovette subire le insistenze del suo padre adottivo, che cercava di convincerla a lasciare la fede cattolica e ritornare agli dei pagani, al massimo di abbracciare la fede anglicana, che a quel tempo era ben radicata nel Madagascar, fra l’altro appoggiata dal nuovo governo per motivi politici.
Ma lei non cedette né con le minacce, né con le sofferenze inflittale, finché i familiari desistettero dalle pressioni. I missionari, di fronte a questa situazione, sconsigliarono Vittoria di insistere nel suo desiderio di consacrarsi interamente a Dio, ritenendo più opportuno che continuasse nell’ambito della famiglia e della corte reale, a svolgere il suo apostolato.
Secondo le usanze allora vigenti nel Madagascar, Vittoria fu data in sposa ad un giovane alto ufficiale dell’esercito e figlio del primo ministro, il suo nome era Radriaka, Vittoria volle che le nozze venissero celebrate il 13 maggio 1864, alla presenza di un sacerdote cattolico.
La vita matrimoniale non fu felice, il marito era un uomo dissoluto, schiavo dell’alcool e delle passioni, dava così grande scandalo che i suoi stessi genitori consigliarono a Vittoria di divorziare; ma lei conscia dell’indissolubilità e santità del matrimonio e certa dello scandalo che ne sarebbe derivato nell’opinione pubblica, se una principessa cattolica avesse divorziato, decise di sopportare tutto rimanendogli fedele fino alla morte di lui, avvenuta per i suoi vizi nel 1887.
Nel tempo, acquistò agli occhi della corte e di tutto il popolo, una stima incondizionata, ammirata per la sua vita cristiana esemplare; fu per questa generale autorità morale conquistatosi, che divenne il provvidenziale sostegno della Chiesa Cattolica in Madagascar; quando il 25 maggio 1883 scoppiò una nuova persecuzione, dopo che erano stati espulsi tutti i missionari francesi, e i fedeli cattolici vennero accusati come traditori delle usanze dell’Isola e quindi della loro patria.
Vittoria continuò a professare la sua fede apertamente, si fece protettrice della Chiesa difendendola continuamente presso la regina e il potente Primo Ministro, insistendo che le chiese e le scuole cattoliche, rimanessero aperte, incoraggiava i cattolici con messaggeri o recandosi personalmente nei villaggi vicini.
Divenne secondo l’espressione malgascia: “Padre e Madre” dei fedeli e la colonna della Chiesa, che era privata in quel tempo dei suoi pastori; così quando nel 1886 i missionari poterono ritornare, non trovarono rovine, ma una comunità cattolica fiorente e vigorosa, tutto per suo merito.
Se la sua posizione sociale l’aiutò molto, il segreto della riuscita si trova nella sua santità e nel carisma spirituale che da essa emanava; donna di profonda preghiera, trascorreva in chiesa anche sei o sette ore al giorno, a volte fino a notte inoltrata; si dedicò ad innumerevoli opere di carità in favore di poveri, prigionieri, abbandonati, lebbrosi.
Ebbe a soffrire di varie malattie, sopportate con grande pazienza, morì il 21 agosto 1894 a 46 anni, tra lo sconforto generale del popolo malgascio. Pur non avendolo desiderato, ella fu trionfalmente sepolta nel mausoleo dei suoi antenati a Tananarive. La causa per la sua beatificazione, fu iniziata solo il 14 g
ennaio 1932, per circostanze indipendenti dall’intera vicenda. È stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 29 aprile 1989, ad Antananarivo in Madagascar.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Vittoria Rasoamanarivo, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (21 Agosto)

*San Filiberto - Abate
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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